Lavoratori somministrati stabili, a marzo record assoluto: i dati

Uno studio statistico mostra come i lavoratori in somministrazione abbiano subito meno il contraccolpo del binomio transizione digitale-pandemia

Lavoratori somministrati stabili, a marzo record assoluto: i dati

La pandemia di Coronavirus ha accelerato notevolmente il processo di cambiamento del mondo del lavoro, già in atto da alcuni anni con l’avvento sempre più massiccio del digitale. Uno dei primi aspetti ad aver subito una mutazione considerevole è la transizione occupazionale, divenuta sempre più frequente dopo il Covid-19. Sette lavoratori su dieci hanno vissuto cambiamenti in prima persona, come rivelato da Ipsos, leader mondiale nelle ricerche di mercato. A mostrare più “resilienza”, però, sono stati i lavoratori somministrati, come palesato dai dati riportati da Il Sole 24 Ore.

I numeri della situazione lavorativa

Lo studio ha riguardato 2.500 persone, scelte tra popolazione occupata, somministrati e candidati alle selezioni. Di queste, alla domanda su come è cambiata la loro situazione lavorativa, il 9% ha risposto di aver perso il lavoro, l’8% di averne trovato uno, il 53% è rimasto nella stessa condizione di occupazione e il 30% è rimasto inoccupato esattamente come prima. Tra coloro che hanno continuato a lavorare, il 36% ha subito una riduzione di orario o un’interruzione di lavoro, per le quali ha ricevuto forme di sostegno al reddito pagamenti puntualmente nel 43% dei casi.

Il record dei lavoratori somministrati

A marzo le agenzie per l’ impiego hanno segnato un record nei lavoratori in somministrazione con contratto a tempo indeterminato, con un picco di quasi 113mila unità, come rivelato ieri nell’ assemblea generale di Assolavoro. Tornando all’indagine Ipsos, i numeri mostrano chiaramente come i lavoratori somministrati abbiano un quadro più roseo: il saldo tra quanti hanno perso e quanti hanno trovato un lavoro tramite Agenzia è infatti positivo (+8%, contro il -1% della popolazione). Stesso discorso su stipendi e sostegni: per i somministrati maggiore puntualità nell’erogazione. Più in generale, dallo studio emerge che chi ha un contatto diretto con un’Agenzia per il Lavoro acquisisce una maggiore consapevolezza sulle tematiche inerenti alla tutela e alla garanzia rispetto alla popolazione diffusa (grazie anche al welfare aggiuntivo finanziato attraverso l’ ente bilaterale Ebitemp e alla formazione mirata garantita con Formatemp), e questo viene confermato anche dai numeri. Nel 2021, infatti, Ebitemp ha speso in welfare 10,3 milioni erogando prestazioni a oltre 22.700 lavoratori, mentre Forma.Temp ha erogato 2 milioni e 100mila ore di formazione, suddivise per 54mila corsi, rivolte a 330mila corsisti beneficiari. Tant’è che nel 2021, nonostante la pandemia, il numero medio di somministrati su base mensile ha raggiunto il record di più di 525mila occupati a novembre 2021.

L’importanza delle Agenzie per il lavoro

Questi dati dimostrano che il ruolo dell’Agenzia per il lavoro risulta fondamentale nel guidare il lavoratore verso nuove esperienze lavorative, che spesso si concretizzano anche in un tempo molto ravvicinato alla cessazione della precedente. Nel 2020, ad un mese dal termine del contratto con l’azienda di provenienza, solo il 44% di lavoratori ha trovato un nuovo impiego; per i somministrati, invece, la percentuale sale al 61%. Le Apl, grazie a un sistema articolato di servizi, ai database preziosi e ampi di candidati e alla capacità di rispondere velocemente alle necessità delle imprese, riescono ad  accompagnare i lavoratori nelle transizioni lavorative in una corsia “preferenziale” che fa la differenza.

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