Tempo tuta: quando rientra nell’orario di lavoro secondo legge e Cassazione
Roberto Camera risponde alle domande degli utenti
Ex dipendente ha fatto causa per avere il riconoscimento del cd. “tempo tuta”. Come funziona questo diritto?
In merito al cd. “tempo tuta”, e cioè al tempo necessario per indossare l’abito da lavoro, questo rientra nell’orario di lavoro quando è imposto dal datore di lavoro, ossia quando sussiste un obbligo per il lavoratore di indossarlo prima di attivare la prestazione lavorativa.
Cos’è il tempo tuta
Per tempo tuta si intende il periodo necessario per la vestizione e la svestizione degli indumenti da lavoro. Non sempre, però, questo tempo viene considerato come orario di lavoro effettivo.
Il principio generale è il seguente:
- se la vestizione è imposta dal datore di lavoro, allora il tempo deve essere retribuito;
- se invece la scelta è lasciata al lavoratore (che può vestirsi a casa o non ha vincoli di luogo/tempo), allora non si considera orario di lavoro.
Le pronunce della giurisprudenza
La giurisprudenza della Cassazione ha ribadito più volte questo orientamento.
- Sentenza n. 15763/2021: ha confermato che il tempo necessario per indossare la divisa aziendale rientra nell’orario di lavoro quando il datore ne impone modalità e luogo.
- Ordinanza n. 33937/2023: ha ulteriormente sottolineato che la prestazione non si esaurisce solo nel lavoro manuale o intellettuale, ma anche in quelle attività strumentali imposte dal datore.
L’intervento del Ministero del Lavoro
Sul tema è intervenuto anche il Ministero del Lavoro, con l’interpello n. 1/2020, chiarendo che:
“L’attività di vestizione e di svestizione deve essere inclusa nell’orario di lavoro solo nel caso in cui il datore di lavoro abbia imposto al lavoratore di indossare determinati indumenti, dallo stesso forniti, con il vincolo di tenerli sul posto di lavoro.”
Questo significa che non è sufficiente fornire la divisa: occorre anche l’obbligo di indossarla sul luogo di lavoro, prima di iniziare l’attività.
Straordinari e maggiorazioni
Se il tempo tuta, riconosciuto come orario di lavoro, comporta uno sforamento delle ore contrattuali, tale eccedenza deve essere trattata come lavoro straordinario.
Ne consegue il diritto del lavoratore alle relative maggiorazioni retributive previste dal contratto collettivo.
Il tempo tuta è un diritto riconosciuto solo quando la vestizione è imposta dal datore di lavoro, con specifici vincoli di luogo e modalità.
Conoscere le sentenze della Cassazione e le indicazioni del Ministero è fondamentale per lavoratori e aziende, così da prevenire contenziosi e garantire il rispetto delle regole in materia di orario di lavoro e straordinari.
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