Gig economy e subordinazione: si va verso la convivenza?
Il Sole 24 Ore approfondisce la questione della Gig Economy e ipotizza uno scenario di convivenza con la subordinazione
Gig economy e subordinazione: si va verso la convivenza?
La Gig economy, modello sempre più esteso nella nostra economia, sembrava dovesse progressivamente eclissare la subordinazione, e invece quest’ultima potrebbe avere un nuovo ruolo di centralità nelle dinamiche del lavoro. A scriverlo è Il Sole 24 Ore, che spiega come l’incompatibilità tra le regole tradizionali del lavoro e le nuove forme digitali di lavoro paradossalmente spingano per una convivenza forzata tra le due formule.
Cos’è la Gig economy?
La Gig economy è un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo. Lavoratori autonomi mettono a disposizione i propri servizi per aziende e privati, senza vincoli contrattuali. Il termine ‘gig’ è di derivazione anglosassone, ed era usato a inizio del ‘900 nel mondo dei musicisti jazz per indicare “l’ingaggio” e la prestazione saltuaria di lavoro. Un sistema che si è diffuso in maniera esponenziale negli ultimi 10 anni, seguendo i profondi cambiamenti del mercato del lavoro, soprattutto in rapporto alle possibilità del digitale.
Un tema caldo
Quello della Gig economy è un tema ultimamente molto dibattuto, e sono in tanti ad invocare una regolamentazione dell’intero sistema. In questo ambito, i lavoratori sono formalmente autonomi ma nella maggior parte dei casi non hanno una forza contrattuale pari a quella che contraddistingue un lavoratore autonomo, oltre a non avere tutele e oneri contributivi. Quella che inizialmente era nata come un’attività marginale, per integrare altri redditi da lavoro o sopperire a temporanee sospensioni di questi, è sfociato in una presenza strutturale, che spesso assorbe completamente il lavoratore rappresentando la fonte primaria di reddito. Per la precisione, secondo un’indagine INAPP, per l’80,3% di questi lavoratori la Gig economy è una fonte di sostegno importante o addirittura essenziale, mentre per circa la metà (48,1%, pari a 274mila soggetti) rappresenta l’attività principale. Eppure, il 31% di essi non ha un contratto scritto e solo l’11% ha un contratto di lavoro dipendente.
Contratto subordinato e Gig economy: quali sviluppi?
È possibile che si vada verso la strada della convivenza, come suggerisce anche l’articolo 2 comma 1 del Dlgs 81/2015, applicato nella sentenza 1663/2020 della Cassazione, che prevede l’estensione delle regole del lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione delle piattaforme digitali caratterizzati dal potere organizzativo del committente. Ed è difficile, soprattutto dal punto di vista delle tutele, gestire forme di collaborazione con piattaforme digitali seguendo regole diverse da quelle del lavoro subordinato. Inoltre, questi indirizzi del nostro ordinamento sono destinati ad essere confermati anche dall’ordinamento comunitario qualora venisse approvata la proposta di direttiva della Commissione europea.
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