Family Audit: lo strumento per valutare il welfare aziendale
Lo strumento in prova per capire se un’azienda è o meno family friendly si chiama Family Audit. Per parlare di conciliazione famiglia-lavoro e per giudicare un’azienda sulla base di questo elemento non è cosa semplice da fare. Quali sono gli interventi che si traducono realmente in un vantaggio per il dipendente e, contemporaneamente, per rendere più gradevole e produttivo l’impegno per l’azienda? Le risposte a questa domanda sono, con un discreto margine di sicurezze, tre. Sono l’orario flessibile, il cosiddetto Smart Working (cioè possibilità di organizzare il lavoro in modo personalizzato tra casa e ufficio) e la riorganizzazione delle ferie.
La Provincia di Trento ha introdotto (sarà un primo banco di prova prima di testarla in altre province) una certificazione che attesta qualità e risultati del processo di armonizzazione tra tempi trascorsi in ufficio e tempi familiari. Prende il nome di Family Audit ed è diventata oggetto di una ricerca realizzata dal Dipartimento di sociologia dell’Università di Bologna. Si tratta di uno studio su scala nazionale sugli effetti positivi della certificazione aziendale sul benessere familiare del dipendente. Un sondaggio somministrato a 21 aziende tra quelle che hanno aderito allo strumento del Family Audit, con una rappresentanza delle varie tipologie rispetto al settore, dimensione, proprietà (pubblico-privata) e collocazione territoriale.
Il Family Audit
Il focus della ricerca è stato il rapporto tra benessere lavorativo e l’effetto prodotto sulla vita familiare del lavoratore. I soggetti sono stati presi tra quelli che avevano determinate caratteristiche: almeno un figlio tra 0 e 16 anni, una persona anziana da accudire o una persona malata di cui prendersi cura.
“Una scelta obbligata – osserva il sociologo Riccardo Prandini che ha condotto la ricerca – per verificare l’impatto dei provvedimenti previsti dal Family Audit e adottati dal welfare aziendale sulle dinamiche familiari”. Più o meno sono 15 le misure più impiegate. Oltre a pianificazione delle ferie, orario flessibile e personalizzato e “Smart Working” (come detto le scelte più apprezzate), sono state registrate iniziative come pausa pranzo flessibile, riunioni in modalità conciliante, piani sanitari, banca ore, part-time, permessi e congedi, lavoro in team, clima aziendale e iniziative di ordine ricreativo. “II Family Audit – prosegue Prandini – si è rilevato fondamentale per fare in modo che, all’interno del welfare aziendale, si riuscisse a qualificare la conciliazione famiglia-lavoro. Punto importantissimo perché la gran parte del welfare aziendale è oggi diretto al dipendente e non al suo ruolo di padre o di madre di famiglia”
II Family Audit stimola l’azienda ad analizzare i bisogni dei propri dipendenti in rapporto ai bisogni familiari. “Senza questo processo – osserva ancora il sociologo – l’azienda potrebbe essere indotta ad acquistare “pacchetti di servizi” senza prendere in esame il benessere familiare dei propri dipendenti”. Lo studio ha poi preso in oggetto tre parametri come esempio di benessere: la dimensione individuale (l’equilibrio psicologico, lo stress, le capacità di concentrazione, ecc), quella lavorativa (confidenza nel gruppo, fiducia reciproca, rispetto per gli altri) e quella familiare (qualità delle relazioni con i vari membri della famiglia ma soprattutto partner e figli). “I dati sono comunque di grande interesse perché, grazie al Family Audit-rimarca ancora Prandini – si vede come le aziende stia no andando verso schemi di riorganizzazione del lavoro e sono aumentati anche i servizi e i benefit. In quest’ambito, come detto, i dispositivi considerati più importanti sono l’orario flessibile, il cosiddetto Smart Working e la riorganizzazione delle ferie. Tre dispositivi che hanno un impatto positivo sulla possibilità di organizzare meglio lavoro in rapporto agli impegni familiari”.
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